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  • GIocatrice di Pirlì durante un torneo serale - Barbara Rigon
  • Giocatori di Pirlì durante un torneo serale - Barbara Rigon
  • Suonata di campana dopo la presa del castello - Barbara Rigon
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Categoria

Riti e Pratiche Sociali

Tag

DOVE

(BG), Lombardia - Italia

QUANDO

Nei locali di gioco è collocato stabilmente, spesso viene esposto nelle sagre provinciali

Pirlì

Il gioco del Pirlì consiste in un tavolo con un percorso di legno, in cui è ricostruito una sorta di feudo con castello. Sono sparsi dei birilli lungo tutto il percorso, ai quali è associato un punteggio specifico a seconda della posizione occupata all’interno della geografia del feudo (i birilli sparsi nella campagna hanno un punteggio inferiore, quelli dentro il castello un punteggio superiore).
Il giocatore deve lanciare una piccola trottola di legno mediante una frusta avvolta con cura, cercando di darle potenza e precisione per raggiungere i birilli più lontani e protetti: questi birilli si trovano per l’appunto all’interno del castello. L’obiettivo principale è proprio quello di far cadere i birilli più distanti, assicurandosi il maggior punteggio possibile. La somma di tutti i birilli fatti cadere equivale al punteggio raggiunto dal giocatore. Nel contesto di gara vince chi raggiunge il punteggio più alto con un singolo tiro (si ha a disposizione un numero di tiri prestabilito).
Sfida nella sfida, di abilità e forza, il Pirlì era in origine ben più di un passatempo: “Giocare al Pirlì era un rito sociale che permetteva all’individuo di ricomporsi e darsi una collocazione nella comunità attraverso un’eventuale vittoria che, per quanto effimera, costituiva rivincita e riaffermazione di sé in un contesto che offriva ben poche alternative di riscatto. Le osterie erano il luogo principe di gioco: ogni osteria metteva a disposizione un Pirlì per gli avventori. Spesso si giocava fino a tarda notte, con gruppi foltissimi di spettatori attorno ai tavoli di gioco” ci dice Lodovico Patelli, presidente della Cooperativa L’Innesto e giocatore di Pirlì.
L’origine del Pirlì è un connubio tra gioco, geografia sociale e storia: la semplice trottola, difatti, si unisce alla composizione scenica del feudo inciso nel legno. “Una volta tirato, dando un colpo secco alla corda, il pirlì prova a risalire un percorso che parte dalla campagna, praticamente libera di ostacoli, e arriva al castello, difficilissimo da penetrare con le sue minuscole vie di passaggio. Particolare è il simbolismo dietro a questo gioco: il pirlì difatti incarna i panni degli invasori e del loro tentativo di conquistare il feudo nemico. Proprio per questo di fianco ad ogni tavolo di Pirlì viene posizionata una piccola campana: questa viene suonata quando si conquista il castello, abbattendo il re, proprio come si faceva con le campane delle chiese quando si conquistava un feudo”.
Vivido è il ricordo in molti anziani delle serate invernali trascorse insieme a “tirar di frusta”. Partite interminabili: mani arrossate e gomiti dolenti leniti da un buon calice di vino, una fetta di salame ed un “tocco de formai de mut” spesso scommessi al tavolo.
Fino ad inizio anni ’90 praticamente ogni osteria delle valli bergamasche poteva disporre del proprio Pirlì: “Intere comunità si ritrovavano ogni sera a giocare. Ogni osteria ne aveva uno ma, con il passare del tempo, le osterie hanno perso parte del loro valore aggregativo e, con esso, anche il desiderio di trovarsi ogni sera a giocare”.
Oggi la comunità di gioco del Pirlì non può essere definita tale. Si tratta più di vecchi e nuovi appassionati che, grazie al lavoro della Cooperativa L’Innesto e ai social network, riescono ad organizzare eventi e incontri sparsi lungo tutto il territorio bergamasco, specie durante sagre e ricorrenze. “Abbiamo cominciato una ventina d’anni fa a prendere in carico e restaurare una serie di Pirlì proprio per non far svanire nel nulla questo gioco della tradizione che ha ammaliato tantissimi bergamaschi. In molti oggi ci cercano e ci vedono come punto di riferimento. Stiamo cercando anche di far avvicinare i bambini a questo gioco, proponendolo negli oratori e alle classi che vengono in gita nella fattoria didattica della Cooperativa”, continua Patelli, “i bambini vengono immediatamente affascinati da questo gioco e vorrebbero giocarci per pomeriggi interi”.
In tanti appassionati attraversano tutta la provincia bergamasca, anche infrasettimanalmente, pur di partecipare ad un torneo di Pirlì. Sta crescendo inoltre l'abitudine di tenere un Pirlì in casa come opera d’arte. A testimoniarcelo è Gianfranco Doneda, artigiano locale e creatore di Pirlì: “Ho riscoperto questa tradizione qualche anno fa, da giovane giocavo molto in osteria. Mi affascinava in particolare il fatto che ogni Pirlì fosse un unicum, spesso legato al territorio: il castello presentava una determinata facciata riconducibile ad un palazzo locale, la piazza ricordava la piazza del paese e così via... Ho deciso quindi di provare a costruire qualche Pirlì dandomi come riferimento degli spazi realmente esistenti, come la piazza principale di Bergamo per esempio. Esponendo questi Pirlì in varie sagre e feste ho iniziato ad ottenere sempre più richieste da privati, anche dall’estero: tutti innamorati del Pirlì e desiderosi d’averne uno a casa”.

NOTIZIE STORICO-CRITICHE

Il gioco del Pirlì trova le sue origini nel gioco antichissimo della trottola: un gioco semplice e, proprio per questo, capace di ispirare la fantasia degli uomini.
Gioco tradizionale della bergamasca (vi sono esemplari risalenti agli inizi dell’Ottocento) e progenitore del moderno flipper, il Pirlì è stato presente in quasi tutte le osterie della provincia, nelle valli in particolare, sino a poco più di vent’anni fa. Gli ultimi a scomparire hanno resistito fino agli anni ’90, da allora se n'era persa praticamente traccia. Con la trasformazione della società rurale e la progressiva chiusura delle osterie la pratica del Pirlì sembrava difatti dispersa ed accantonata definitivamente. Alla fine degli anni ’90, però, il Comitato Organizzatore della Festa di Trate (Gaverina Terme) ha riproposto il Pirlì nell’ambito della Festa dei Fagioli: festa che per quarant’anni ha costituito un momento di forte aggregazione comunitaria intorno al ringraziamento della Madonna Addolorata. Questa riproposizione ha dato ossigeno ad un’attività ormai caduta nel dimenticatoio, facendo crescere nuovamente l’attenzione degli appassionati e il desiderio di partecipare ai tornei organizzati.
Il progetto di recupero dei Pirlì ha visto poi come protagonista dall’anno 2000 la Cooperativa L’Innesto (nata nel 1999). L’Innesto viene e a conoscenza della presenza di un Pirlì (il Pirlì Facchinetti), finito in soffitta dopo essere stato utilizzato fino alla fine degli anni Sessanta presso la Locanda Sollievo di Via S. Rocco a Gaverina. I ricercatori, venuti a conoscenza di questo prezioso esemplare, si sono attivati presso la famiglia Facchinetti, che subito si è resa disponibile recuperando pezzo per pezzo quasi integralmente il Pirlì, donandolo ai ricercatori al fine di permetterne il suo completo restauro e il pieno riutilizzo culturale e ludico-tecnico. A questo pirlì poi è seguita e sta seguendo la ristrutturazione e la creazione di altri nuovi esemplari.

APPRENDIMENTO E TRASMISSIONE

Oggi varie attività didattiche promosse dalla Cooperativa L’Innesto favoriscono una trasmissione della tradizione. Trasmissione che ovviamente avviene all’esterno del classico contesto di gioco dell’osteria. Inevitabilmente il Pirlì finisce per affascinare i più giovani, ponendoli di fronte ad un oggetto particolare, spesso mai visto prima. “Il colpo di fulmine spesso è immediato”, ci riferisce Patelli.
Altra modalità di trasmissione è il trasporto e l’esposizione dei vari Pirlì lungo tutta la provincia in occasione di feste e sagre. Spesso la presenza dei Pirlì durante questi eventi porta inevitabilmente alla creazione di tornei.
Alle osterie si stanno sostituendo gli oratori come centri aggregativi e di gioco. Proprio per questo risulta fondamentale il riutilizzo di Pirlì ormai dismessi e impolverati (di osterie ormai non più in attività) in questi nuovi contesti. Questa dinamica aiuta i giovani ad avvicinarsi al gioco.

COMUNITÀ

La comunità di gioco è molto labile, Lodovico Patelli la definisce una “comunità non formalizzata”. Un tempo erano comunità ristrette dei singoli paesi, che si ritrovano presso l’osteria locale. Negli ultimi anni con l’impegno della Cooperativa L’Innesto si prova a coinvolgere l’intera rete di giocatori bergamaschi, soprattutto utilizzando vie di comunicazione come i social network, proponendo tornei di Pirlì in particolari occasioni (sagre, feste, ricorrenze).

AZIONI DI VALORIZZAZIONE

Organizzazione di tornei in occasione di sagre o ricorrenze, inserimento dell'attività del gioco del Pirlì all'interno delle visite guidate di classi elementari e medie alla fattoria didattica della Cooperativa l'Innesto.

MISURE DI SALVAGUARDIA

L’iscrizione della pratica nel R.E.I.L. (Registro delle Eredità Immateriali Lombarde), le varie partecipazioni negli anni al Festival Tocatì.

Per sapere di più

Beni materiali

Il piano di gioco, in legno, si avvicina spesso ad essere un oggetto artistico e, pertanto, prevede lunghissimi periodi di costruzione o ristrutturazione. Oggetto principe è il pirlì, piccola trottola in legno resistene e difficile da scalfire. La frusta, che permette il lancio del pirlì, è formata da una prima parte di cuoio (tenuta all’esterno del tavolo e colpita veementemente con la mano) e una seconda parte in spago che va attorcigliata attorno al pirlì. Anche i birilli posizionati all’interno del tavolo sono di legno e molto più leggeri del pirlì, in modo da consentirne la rapida caduta al minimo tocco. All’esterno del tavolo troviamo poi una piccola campana usata per segnalare la presa del castello.

A cura di

Associazione Giochi Antichi - Sofia Scomparin

Supervisore scientifico

Valentina Lapiccirella Zingari

Data di pubblicazione

07-AUG-2019 (Sofia Scomparin)

Ultimo aggiornamento

31-DEC-2022 (Agostina Lavagnino)

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