• Il ballo della Povera Donna
    Ernesto Sala, Giovanni Meghella
  • Carnevale d'inverno. Locandina - Marta Gianotti
  • Carnevale Bianco. Brutto - Marta Gianotti
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  • Carnevale d'inverno. Brutto e Povera Donna - Marta Gianotti
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  • Carnevale Bianco. Il ballo della Povera Donna - Marta Gianotti
  • 1974
    2003
    2013
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Categoria

Riti e Pratiche Sociali

Tag

DOVE

Santa Margherita di Staffora (PV), Lombardia - Italia

QUANDO

Carnevale romano

CHI

Carraro Giorgio Carraro Giorgio
(informatore)
Tagliani Dante Tagliani Dante
(fisarmonicista)
Valla Stefano Valla Stefano
(pifferaio)
Zanocco Luciano Zanocco Luciano
(informatore)

Carnevale di Cegni

Il carnevale di Cegni, frazione di Santa Margherita di Staffora, in provincia di Pavia, si svolge due volte l'anno: d'inverno (sabato grasso) e in estate (16 agosto) con il nome di Carnevale Bianco. In entrambi gli appuntamenti il festeggiamento prevede gli stessi momenti rituali: il corteo, le danze che accompagnano al matrimonio il "brutto" e la "Povera Donna", la cena e il ballo serale. 
Il corteo carnevalesco appare essere una diretta parodia del corteo nuziale ed è composto, oltre che dalle maschere spontanee, da un gruppo di personaggi dalle caratteristiche fisse, ciascuno dei quali interpreta un particolare ruolo. Il Brutto e sua moglie, la Povera Donna, sono personaggi interpretati da uomini. La Povera Donna indossa umili abiti contadini, uno scialle e un fazzoletto in testa. Durante il corteo viene talvolta trasportata su una slitta di legno (detta lesa) trainata da un cavallo, riprendendo così l'atto del trasporto sulla treggia per letame presente nel carnevale in passato. Il brutto indossa un abito ornato da strisce di stoffa colorate e un cappello conico ricoperto di pellicce, e segue il corteo a cavallo. A questa coppia si affiancano: i secondi brutti, i genitori della Povera Donna, analogamente poveri, che portano come dono una gallina dentro un cestino; i terzi brutti, i genitori dello sposo, vestiti invece elegantemente da cittadini; gli arlecchini o testimoni, che indossano abiti bianchi (vecchie camicie da giorno femminili con ricami e pizzi) con cinture rosse, calzettoni a righe, cappelli di paglia ornati da fiori di stoffa da cui scendono lunghi nastri colorati e hanno una funzione regolatrice nei confronti del procedere del corteo. A queste maschere principali si uniscono i musicisti di piffero e fisarmonica (strumenti tipici di questa valle, protagonisti essenziali del carnevale) e i ballerini, soprattutto bambini e giovani, con il costume montanaro, gilet e cappello per gli uomini, gonne lunghe con grembiule e camicia bianca arricciata con gilet nero per le donne. 
La celebrazione ha inizio il sabato grasso. Nel primo pomeriggio, il corteo si raduna davanti alla casa della Povera Donna dove i suonatori eseguono lo stranòt del ciclo matrimoniale con il quale la sposa viene invitata ad uscire di casa per dare inizio al corteo nuziale. Il corteo è aperto dai musicisti, che guidano il gruppo dei ballerini e della 'famiglia carnevalesca' attraverso le vie del paese fino alla piazza principale. Durante il percorso vengono effettuate delle soste nei cortili di alcune case in cui vengono offerti cibo e bevande. 
Giunti nella piazza dove li attendono i paesani, abitanti delle frazioni vicine e turisti, cominciano le locali danze tradizionali, note come danze delle Quattro Province, ancora oggi diffuse nella zona e seguite con passione dagli abitanti di Cegni. Si tratta di danze in cerchio quali piane, alessandrine, monferrine, danze di coppia come polche, gighe a due e a quattro. Nella fase culminante della festa, il Brutto e la Moglie danzano l'arcaico Ballo della Povera Donna, fulcro simbolico e culmine dello svolgimento del rito carnevalesco. Questo si differenzia dagli altri balli del repertorio per il suo contenuto pantomimico. Si inserisce nell'arcaico filone dei balli rituali simboleggianti la morte e la resurrezione del Carnevale. La danza è suddivisa in tre parti:

- una prima parte (in 6/8) in cui i ballerini eseguono spostamenti nello spazio e paiono inscenare un corteggiamento senza contatto

- una seconda parte detta "lamento", accompagnata da una musica lenta, in cui il corteggiamento assume carattere fisico, di contatto, espresso da abbracci e da baci simulati. I ballerini si piegano sulle ginocchia fino a toccare terra e a volte fino a rotolarvisi
- nella terza parte in 6/8) i ballerini si rialzano di scatto ed eseguono il "balletto" . 
La lunghezza del ballo varia a seconda del contesto, ma il carattere circolare delle tre parti musicali dà la possibilità ai suonatori e ai ballerini di continuare a suonare e a danzare ad libitum. Intorno alla drammatizzazione rituale sono diffuse vere e proprie storie: "...è la storia di un marito geloso che per mettere alla prova la fedeltà della moglie finge di morire, e nel momento del lamento canta "O povra dona che è morto il so' Tonin", ma poiché vede che lei si dispera salta su e si mettono a ballare allegramente", "..è una donna a cui hanno ucciso suo figlio, allora lei piange... e si inginocchia per terra così, si dispera... e poi canta "Oh i me du soldi, oh povra donna, è morto 'l me Tognìn che gh'l'ava csì de b'sogna", e poi si alzano in piedi e ballano. 
Di questo ballo, tuttora eseguito in varie occasioni festive e rituali, esistono diverse varianti, alcune delle quali più formalizzate in senso coreutico, altre nelle quali prevalgono gli aspetti spontanei e grotteschi, pur all'interno di modalità caratterizzate e riconducibili ad una gestualità "tradizionale". 
La parte "teatralizzata" del carnevale si conclude con la pantomima della fuga della Moglie e l'inseguimento da parte del Brutto. L'episodio richiama una leggenda secondo cui il Brutto, l'uomo più ricco del paese ma poco avvenente, rincorre la Povera Donna, bellissima ma con il cuore già impegnato. 
Il carnevale si conclude in serata con una cena comunitaria seguita dal ballo.

Il carnevale, a Cegni, ha recuperato una dimensione funzionale solo negli anni '70 dopo una interruzione di circa vent'anni dovuta allo spopolamento delle zone montane a favore dei centri urbanizzati. Ciò nonostante il rito carnevalesco si presenta, nel suo svolgimento attuale, con i caratteri dinamici propri di un fenomeno folclorico radicato nella tradizione e al contempo in via di riconfigurazione: da un lato, per adattamento alle mutate condizioni del tessuto sociale, dall'altro nella tensione verso un recupero di forme espressive proprie del rito originario, conosciuto dai più giovani solo nel ricordo o nel racconto degli anziani. Il tutto avviene però in forma del tutto spontanea, come risposta ad un bisogno profondo, piuttosto che ad adempimento di un dovere filologico.

NOTIZIE STORICO-CRITICHE

Dal secondo dopoguerra, in corrispondenza del grande spopolamento che ha disgregato il tessuto comunitario dei paesi e delle valli, si consuma la grande crisi della cultura tradizionale contadina e, dì conseguenza, anche delle ritualità tradizionali. Il carnevale subisce un'interruzione di circa 20 anni. Solo negli anni '70, grazie ad alcune Associazioni locali, si assiste a una sua rifunzionalizzazione.
In passato il rito si svolgeva con modalità leggermente diverse: nel periodo successivo all'Epifania, si cominciava a girare per le case per raccogliere stracci con i quali confezionare i costumi carnevaleschi. Il rito iniziava già del mattino. Verso le 10 la gente del paese si riadunava davanti a una casa, nella parte superiore del borgo, luogo dove avevano inizio i balli. Fuori dal paese gruppi diversi di maschere si preparavano a convergere verso il luogo dove si sarebbe svolto il ballo della Povera donna. Verso le 13 facevano il loro ingresso anche i bambini mascherati, gli "arlecchini", i "brutti" (gli sposi), i "secondi brutti" (i genitori della sposa), i "terzi brutti" (i genitori dello sposo). Il ballo della Povera donna culminava con la fuga della sposa, la quale andava a nascondersi in una stalla tra il fogliame. Il "brutto", che in passato indossava una cintura con campanacci, entrando nella stalla faceva finta di non vederla iniziando così una ricerca sfrenata per tutto il paese. Infine, il "brutto" tornando alla stalla rivoltando il fogliame con un rastrello scovava la fuggitiva. Gli sposi venivano quindi caricati su di una benna per il trasporto del letame e trainati nel percorso di visita alle case che aveva inizio dalla casa del parroco.

APPRENDIMENTO E TRASMISSIONE

La partecipazione dell'intera comunità e soprattutto dei giovani, assolve alla funzione di mantenimento e trasmissione del rituale. Le modalità di svolgimento della mascherata rimangono sostanzialmente immutate di anno in anno. Le maschere principali, il brutto e la povera donna, sono interpretate da molti anni dalle stesse persone.
Il ballo, componente essenziale del carnevale, ha una sua dimensione funzionale anche all'interno di contesti esecutivi diversi dal rito carnevalesco. Durante tutto l'anno molte sono le occasioni di ballo, in osterie o feste da ballo, nelle quali vengono praticati e trasmessi anche ai giovani i balli tradizionali dell'area delle Quattro Province assicurandone la continuità. E' da osservare però che la diffusione, facilitata dai nuovi processi di comunicazione, della conoscenza sia delle musiche che delle danze, anche al di fuori delle aree tradizionali, ha portato a un   appiattimento delle danze e dello stile che un tempo avevano peculiari caratteristiche, anche sostanziali differenze, a seconda dei vari paesi o vallate e che oggi vengono danzate in modo pressoché identico ovunque.

COMUNITÀ

L' Associazione Quattro Pronvince e l'Associazione Oriundi si occupano dell'organizzazione del carnevale tradizionale e della sua riproposizione estiva, il Carnevale Bianco.
La comunità partecipa a entrambi gli eventi, molti sono i giovani e i bambini. Alla manifestazione estiva partecipano anche molti turisti e abitanti di Cegni che nel periodo invernale vivono fuori dal paese. I ballerini e suonatori provengono anche da paesi limitrofi. Il ballo da piffero è ancora oggi uno dei momenti centrali degli eventi rituali e festivi che si svolgono nell'area delle Quattro Province. Gruppi di ballerini usano spostarsi per seguire le performance dei suonatori preferitii sia in feste da ballo sia nei momenti rituali più significativi dell'area delle Quattro Province.

AZIONI DI VALORIZZAZIONE

Agli inizi degli anni Settanta, al fine di un rilancio del patrimonio culturale locale collegato alle celebrazioni carnevalesche, si è aggiunta al tradizionale rito la festa del Carnevale Bianco che si svolge ogni anno il 16 di agosto. La riproposizione estiva ha lo scopo di coinvolgere la comunità che ritorna a Cegni durante il periodo estivo. Negli ultimi anni si sta cercando di rendere più partecipata questa manifestazione anche dal punto di vista organizzativo, ai fini di rendere tale evento non un momento decontestualizzato ma compreso nel repertorio della tradizione locale.

Beni immateriali collegati

Musica da piffero nell'area delle Quattro Province

Per sapere di più

Siti web

Bibliografia

  • Citelli Aurelio, Grasso Giuliano
    Canti e musiche popolari dell'Appennino pavese. canti rituali, i balli, il piffero.
    Associazione culturale Barabàn 1989
  • Pianta Bruno, Leydi Roberto, Stella Angelo
    Pavia e il suo territorio
    Silvana Editoriale 1990

A cura di

Regione Lombardia - Archivio di Etnografia e Storia Sociale - Fabia Apolito

Data di pubblicazione

08-MAG-2013 (Fabia Apolito)

Ultimo aggiornamento

28-MAY-2015 (Fabia Apolito)

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