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2018
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Categoria
Riti e Pratiche SocialiTag
DOVE
Gianico (BS), Lombardia - Italia
Il gioco della Bàla Creéla si definisce di piazza e non semplicemente di strada, poiché essendo un tipo di gioco definito "alla distesa" richiede spazi alquanto lunghi ancorché stretti, che negli antichi borghi sono offerti solamente dalla piazza principale. Nei tempi passati questa attività ludica ha rappresentato un rito collettivo dei giorni di festa, carico di significati simbolici, che coinvolgeva l’intera comunità e pertanto richiedeva la piazza, luogo centrale del paese. La conformazione dei borghi storici camuni, caratterizzati dall’angustia della tipologia urbanistica medioevale, consente uno svolgimento ottimale del gioco: la presenza di muri laterali di contenimento permette agli spettatori di assistere da vicino utilizzando terrazze, finestre e anfratti vari. Ogni campo di gioco, avendo caratteristiche peculiari, richiede un preventivo accordo sull’applicazione delle regole. Attualmente, nei giorni in cui si tengono gare di Bàla Creéla i centri storici della Valle Camonica, solitamente deserti, tornano a ravvivarsi ricreando occasioni di dialogo e socialità che gli stili di vita contemporanei tendono a sfavorire. La riproposizione del rito dei giorni di festa automaticamente determina una rivitalizzazione di usanze come le merende in piazza, solitamente a base di vino, salumi e formaggi locali, che si tengono nelle pause di gioco o al termine delle partite. A pagare il conto, secondo tradizione, sono i giocatori delle squadre perdenti. Tale costume, soprattutto in passato quando le disponibilità economiche erano scarse, contribuiva in maniera rilevante a rendere più accanite le competizioni.
QUANDO
Il gioco è praticato la domenica. I tornei sono organizzati nei giorni di festa, durante la primaver
Bala Creéla
(Bala Creéla)
Il gioco de la Bàla è un gioco per adulti, praticato negli stessi luoghi e con le medesime modalità dei secoli passati. Il gioco, il cui campo è costituito dalla piazza principale dei paesi, è caratterizzato dall’uso associato di due oggetti: la “Bàla” e la “Creéla”. Quest’ultimo, adottato in passato anche da altre valli bresciane e bergamasche, è un tamburello di forma circolare sul quale viene fatta rimbalzare la palla in fase di battuta all’inizio gioco. Questa battuta risulta allora assai più lunga e spettacolare. Oltre che per l’uso della “Creéla”, la particolarità del gioco è data anche dalle caratteristiche della Bàla: palla piena, piccola e soda, di 4 centimetri di diametro (“pila parva”).
Regole e modalità di gioco si rifanno alla tradizione orale e ancora generano accanite discussioni fra i contendenti. L’interpretazione delle dinamiche di gioco è affidata al contraddittorio fra i giocatori e coinvolge direttamente gli spettatori, chiamati sovente a testimoniare. “Un tempo si rischiava di non portare a termine le partite per queste discussioni: duravano ore. Veniva tirata in ballo la credibilità dei giocatori e, proprio per questo, ogni punto conteso si tramutava in un dibattito lunghissimo. Oggi il confronto è ancora una parte fondamentale di questo gioco, ma risulta più sereno e scherzoso”, afferma Franco Comella.
Il gioco viene definito anche “gioco delle cacce”, in quanto, secondo i pareri più autorevoli, si basa sulla simulazione di una gara di caccia fra due squadre. La “caccia” è il segno posto in un punto preciso del campo di gioco, nel quale la palla, non più giocabile dopo il secondo rimbalzo, viene arrestata o nel punto in cui esce da uno dei lati lunghi laterali del campo. Quel punto diviene, dopo l’inversione di campo, l’oggetto di contesa: vince la caccia chi riesce a spedire la palla oltre quel punto, in direzione del campo avverso.
Il numero dei componenti della squadra può variare, indicativamente viene ritenuto ottimale il numero di cinque o sei. La dimensione del campo è generalmente dettata dalla conformazione dello spazio urbano, tuttavia son apprezzati i campi che presentano una lunghezza di circa 50/60 metri, corrispondente alla gittata di un battitore medio. Il punteggio avviene nella successione di: 15 - 30 - 40 - punto. Le partite si concludono al quinto punto. La “Creéla”, grosso tamburello camuno su cui viene fatta rimbalzare la palla in battuta, è considerata linea di fondo per la squadra in battuta. Dalla parte della squadra in rimessa la linea di fondo deve essere evidenziata tracciando una linea sul terreno.
Il battitore è tenuto ad annunciare l’inizio gioco col grido: “Bàla!”, che avviene solo dopo essersi accertato che ogni giocatore in campo sia pronto a cominciare il gioco. La palla può essere colpita solo al volo o dopo il primo rimbalzo, utilizzando sia le mani che i piedi, rispettivamente sino al gomito e alla rotula del ginocchio.
“È fondamentale riconoscere la parte del corpo con cui l’avversario colpisce la Bàla: per pochi centimetri può variare l’esito del punto” ci racconta Silvano Chiminelli. Ai giocatori della medesima squadra non è consentito colpire la palla consecutivamente, questa deve essere colpita alternativamente da giocatori di squadra diversa. La palla è giocabile anche quando finisce oltre le linee di delimitazione del campo, purché venga sempre colpita al volo o di primo rimbalzo.
Se la palla viene scagliata oltre la linea di fondo del campo avverso, senza essere rimandata, si realizza la “passata” ottenendo un “quindici”. Se la palla viene mandata al volo fuori dalle linee di campo longitudinali, dispersa sui tetti o in aperture non poste a livello del terreno, viene considerato fallo. In talune situazioni locali la dispersione della palla in aperture laterali poste ad altezza d’uomo con braccio alzato, cioè con palla potenzialmente intercettabile, non viene considerata fallo. Particolarità regolamentari locali, legate alla conformazione architettonica del contesto di gara, devono comunque essere preventivamente comunicate alle squadre ospiti. “Le strade dei vari paesi hanno le loro peculiarità, fa parte del gioco anche adattarsi ad esse, proprio come facevano gli antichi giocatori di Bàla”.
Dopo il secondo rimbalzo la palla può solo essere fermata, e, non essendo più giocabile, l’arresto può avvenire con qualsiasi parte del corpo.
Se la palla ribattuta dalla squadra in rimessa colpisce al volo il cerchio in pelle della Creéla la partita si conclude immediatamente con la vittoria della squadra in rimessa. Evento che si verifica assai raramente ma che mantiene comunque, in ogni situazione, l’esito delle partite in bilico sino all’ultimo.
“Per molto tempo questa regola è stata dimenticata. Fortunatamente la sua riscoperta ha regalato a tutta la comunità della Bàla il lato più affascinante e unico di questo gioco. La fortuna può regalare una vittoria anche con la partita compromessa, il fato in un solo istante può determinare l’esito di una partita in corso da ore” racconta Franco Comella, studioso del gioco a cui si deve la riscoperta di questa regola.
Si commette “fallo”, con l’assegnazione di un “quindici” alla squadra avversa, quando: la palla battuta non supera la linea di fallo (invece se colpisce la linea viene considerata valida); il battitore dopo il rimbalzo sulla “Creéla” non colpisce la palla; la palla finisce sui tetti e non ricade in campo entro un tempo congruo (15 secondi circa). Spetta all’arbitro proclamare il fallo quando la palla si disperde in qualche pertugio non posto a piano terra o, in talune situazioni, situato ad un’altezza superiore a quella di un uomo col braccio alzato; due giocatori della stessa squadra toccano consecutivamente la palla; un giocatore tocca due volte di seguito la palla; la palla tocca una parte del corpo diversa dall’avambraccio e dalla parte di gamba sotto il ginocchio (la rotula è considerata valida); la palla viene trattenuta ed il colpo non risulta nitido; una palla giocabile viene fermata con mano semichiusa, nel qual caso si considera trattenuta; il trascinamento a raso su un piano (davanzale, gradino, ripiano ecc.) è pure considerata trattenuta; un giocatore ostruisce volontariamente l’intervento di un avversario.
Il batidür è sicuramente la figura centrale per valutare la forza di una squadra. Tale ruolo richiede, oltre a doti naturali e atletiche, lunghe esercitazioni. I battitori provetti dopo la rincorsa ed il rimbalzo della Bàla sulla Creéla, si protendono il più possibile in avanti e, reggendosi sulla punta del piede sinistro, col braccio destro esteso colpiscono la palla in ricaduta con la base della mano, cercando poi di orientarla nella direzione voluta, facendola scorrere sino alla punta delle dita. Durante lo scorrimento, i più provetti riescono a torcere la mano e conferire alla palla un effetto rotatorio che la rende più difficile da intercettare e ribattere. La coordinazione del corpo consente anche a soggetti non particolarmente forzuti di eccellere nel ruolo. Il battitore deve anche saper valutare i punti deboli della squadra avversaria e sfruttare a proprio favore le particolarità del campo di gioco. Valenti battitori del passato, anche con le più dure palle in cuoio, riuscivano a scagliare la palla oltre i 70 metri.
I robatidür si dispongono normalmente in prossimità della linea di fondo, avendo fra le proprie caratteristiche il colpo lungo sopra mano di posta, che richiede robustezza di mano e forza di spalla. Il colpo sopra mano ottiene generalmente una gittata più lunga rispetto al colpo laterale o sotto mano. Le doti richieste al ribattitore sono soprattutto la gagliardia ed il senso della disposizione tattica in relazione alle caratteristiche dell’avversario e alla posizione delle cacce.
I medarὃi si collocano in posizione avanzata in fronte diretto con la squadra avversa. Tale ruolo richiede agilità e lestezza, doti richieste nella schermaglia breve, dove più alta è anche la probabilità di essere colpiti dalla palla e compiere perciò fallo. In tale ruolo vengono solitamente destinati i soggetti giovani, più snelli e veloci. Al medarὃl è richiesta pure una particolare sorveglianza del gioco, in particolare sulla segnatura delle cacce e la prontezza nel rivendicare eventuali falli commessi dagli avversari.
Lo scior è l’equivalente della figura dell’arbitro negli sport moderni, ma molto “sui generis” in quanto le decisioni importanti si definiscono direttamente nel contraddittorio fra i contendenti, per quanto al giorno d’oggi, al fine di stemperare l’abituale litigiosità, si tenda a rivalutarne poteri ed autorità. Un tempo allo “scior” erano demandate funzioni meramente formali come la segnatura e la chiamata delle “cacce”.
Al fine di salvaguardare la pratica del gioco di Bàla Creéla, considerato unanimemente un patrimonio culturale e storico della Valle Camonica, nel 2015 si è formalmente costituita l’Associazione Amici Bala Creèla. Alla carica di presidente è stato indicato Silvano Chiminelli. All’inizio della stagione il gruppo di coordinamento provvede alla stesura di un calendario, che eviti la sovrapposizione di vari eventi.
La comunità del gioco di Bàla Creéla è al momento composta da sei paesi. Artogne, colore della squadra; Gianico (circa 2200 abitanti), colore della rappresentativa azzurro; Terzano (frazione del comune di Angolo Terme che complessivamente conta circa 2400 abitanti), colore della squadra locale amaranto; Erbanno (appartiene al comune di Darfo Boario Terme, la sola frazione conta circa 1300 abitanti), colore della squadra bianco; Angone (frazione del comune di Darfo Boario Terme, il più popoloso della Valle con oltre 15500 abitanti), colore della squadra verde; Ono San Pietro (circa 1000 abitanti), colore della squadra blu.
Attualmente le squadre si ritrovano quasi ogni domenica, in un paese della Valle prestabilito.
NOTIZIE STORICO-CRITICHE
In Valle Camonica il gioco della Bàla Creéla (definita dagli umanisti rinascimentali pila palmaria) è molto antico: la palla è identica a quella utilizzata dagli antichi romani e diventa molto popolare con l’adozione della “Creéla”. Questo oggetto, adottato anche da altre valli bresciane e bergamasche, rende possibile una battuta assai più lunga ed una maggiore spettacolarità. Sul territorio camuno il gioco resta aderente ai modelli antichi: si continua ad utilizzare la palla piena di 4 centimetri di diametro (pila parva). Il tempo riservato al gioco degli adulti era il pomeriggio dei giorni festivi, solitamente dopo la funzione religiosa del Vespro, al termine della quale tutta la popolazione si riversava nella piazza principale per assistere alle partite. La comunità del borgo preindustriale celebrava nei momenti ludici la propria identità, i propri valori e le proprie gerarchie. L’ardore agonistico esaltava il vigore fisico e la sapienza tattica non meno della forza d’animo necessaria nelle inevitabili discussioni di gioco. Anche in Valle Camonica il gioco è entrato in sofferenza alla metà del secolo scorso, per via della forte emigrazione del dopoguerra e della motorizzazione di massa, che ha sottratto gli spazi pubblici al gioco e spinto i giovani a lasciare il paese nei giorni di festa. Altra concausa la preferenza dei giovani verso il football, diffusosi con la nascita degli oratori parrocchiali, dotati di campo di calcio.
A Gianico sono vive nella memoria popolare le gesta del battitore Giovanni Mondinini (1896 – 1931) al quale, per limitarne la potenza, veniva applicato un anello di ferro al bicipite del braccio. La memoria collettiva trasmette le gesta della generazione a cavallo fra Ottocento e Novecento, erede di storiche passioni familiari. Valido giocatore di questo paese è stato il parroco Don Santo Delasa (1879-1957). Si racconta che fosse un bravo battitore, ma che venisse ostacolato dalla tonaca.
Ad Artogne, sono presenti nella memoria popolare: Ottelli Giacomo dei Toti nato nel 1898, Peluchetti Campsichì, Cotti Battista dei Cocc, Cotti Cometti Nisio, nati nei primi anni del ‘900; nelle generazioni a seguire: Giodep de Finadri, Gepe Mondinini, Peluchetti Checco detto Cavala, Martinelli Giambettino Catì, Martinelli Francesco Balì, Ottelli Franco Segrestà e Dante Dalmarga. Ribattitore di buon livello fu, a metà del secolo scorso, anche il sindaco del paese Gigino Rota. Entrato nella leggenda il sacerdote Don Martino Rebuffoni (1878-1960), grande appassionato e sanguigno “medarὃl”. A Terzano, assai famoso, per la sua grande vigoria, è stato il battitore del capoluogo Giovanni Masnari detto Falo. Ad Angolo Terme, famoso per il suo vigore il battitore del capoluogo Giovanni Masnari, detto Falo. Erbanno è il paese dove il gioco della Bàla Creéla ha maggiormente permeato la vita sociale e che ha espresso giocatori di ottimo livello nei vari ruoli. In passato quasi tutti gli uomini partecipavano alle partite che si tenevano nei giorni festivi, dalle prime ore mattutine. Vi era grande rivalità col vicino borgo di Angone, i cui giocatori venivano scherniti coll’epiteto di ”hargàgn”. Angone è balzato ai vertici della considerazione nel gioco a partire dai primi anni del secondo dopoguerra per merito di Matteo Pedersoli alias Balic, campione e giocatore di grande resistenza, eccellente in ogni ruolo, capace di guidare e disporre al meglio la squadra in campo.
A Ono San Pietro quasi tutti gli uomini partecipavano ai tornei. Raccontano i testimoni che ogni domenica i giocatori di Bàla si muovevano a piedi verso i vicini paesi di Capo di Ponte, Losine, Niardo, Ceto, Sellero, Cerveno e Cemmo per sfidarsi in tornei concitati. Particolarmente accesa la rivalità col vicino paese di Cerveno. Tutti si riconciliavano andando a bere un bicchiere di vino all'Osteria di Cià de le Barisele in via Zeva.
APPRENDIMENTO E TRASMISSIONE
Al fine di assicurare una prospettiva futura alla secolare tradizione, si è avviato un percorso che coinvolge anche le scuole di base. Iniziative di sensibilizzazione si sono tenute negli anni scorsi (2015-2019) nelle scuole di Angone, Gianico e nel Plesso scolastico di Piano di Costa Volpino, con lezioni teoriche e dimostrazioni pratiche. Iniziative culturali e convegni sul tema si sono tenuti a Temù, Angolo Terme, Darfo, Gianico e Artogne. La tradizione ludica ha avuto, in anni recenti, un buon risalto sui media locali. La piena consapevolezza del valore di questa eredità immateriale ha spinto il Distretto culturale della Valle Camonica a concrete azioni di sostegno. Il Sistema bibliotecario valligiano ha messo in calendario per l’anno in corso varie iniziative tese a far conoscere alle nuove generazioni questo aspetto significativo della storia sociale della Valle. Sempre a questo fine l’Associazione sta programmando la presenza con un proprio stand alle fiere e altre manifestazioni pubbliche, con lo scopo di non lasciar spegnere la fiammella della memoria che in moltissimi paesi valligiani è ancora viva, nella convinzione che lo stimolo alla comunicazione intergenerazionale possa portare buoni frutti.
COMUNITÀ
L’Associazione Amici della Bàla Creéla (d’ora innanzi ABC) sin dalla sua nascita ha incontrato un vasto sostegno, intercettando la consapevolezza diffusa che l’abbandono di questa tradizione costituirebbe una grave perdita per il territorio. Gli iscritti vanno aumentando di anno in anno: nel 2017 erano 138, nell’anno in corso si prevede di arrivare al numero di 200. L’ABC ha una propria sede in Piazza Roma a Gianico, ma, col sostegno del Comune, è previsto a breve il trasferimento in un locale più capiente. L'Associazione si propone di operare in ogni ambito sia possibile contribuire a sostenere la memoria, la socialità e le peculiarità della Valle. Ad alcuni soggetti (Bortolo Albertinelli, Stefano Malosso, Franco Comella) è stata demandata la comunicazione culturale e l’organizzazione di conferenze e dibattiti intorno alla tradizione ludica camuna e la produzione di video e materiale informativo. Un gruppo di lavoro coordinato da Denis Antonioli e Marco Cotti Cometti, specializzati nel “terzo tempo”, ha acquisito una buona e apprezzata competenza nel campo della valorizzazione dei prodotti tipici della gastronomia locale, in particolare con la preparazione dello spiedo, da cui si ricavano pure importanti risorse per l’autofinanziamento.
AZIONI DI VALORIZZAZIONE
La costituzione dell’associazione Amici della Bàla Creéla e le attività da questa promosse costituisce, di per sé, una importante misura di valorizzazione. Diverse attività di sensibilizzazione hanno portato ad un impegno dei comuni a sostenere la pratica, favorendo la disponibilità degli spazi pubblici, fondamentale perché il gioco possa essere praticato nelle tradizionali modalità di condivisione con il “corpo vivo” dello spazio urbano.
Il campo di gioco è costituito dalla piazza principale dei paesi: ciò pone la tradizione di fronte a una serie di problematiche di ordine pratico, burocratico, giuridico. L’uso del suolo pubblico, un tempo libero, richiede oggi la richiesta di autorizzazioni e l’emissione di ordinanze di chiusura della strada o limitazione del transito.
L’uso dello spazio urbano centrale appare assolutamente irrinunciabile, in quanto questa pratica si alimenta del rapporto diretto con l’ambiente umano, l’humus storico-culturale, gli spazi e le architetture locali. Mossi da questa convinzione, i giocatori hanno ottenuto il sostegno dei comuni di riferimento. Una testimonianza fondamentale della indissolubile fusione tra pratica ludica e contesto urbano si trova nella frazione di Angone (Darfo Boario Terme), dove nel centro storico sono state tracciate direttamente nel disegno del selciato le linee di demarcazione del campo. Questo esempio illumina il senso delle misure di valorizzazione e salvaguardia che le comunità stanno portando avanti nei diversi paesi.
L’associazione ha degli spazi propri sul social network Facebook, dove sono pubblicate notizie su eventi degli ultimi anni. I quotidiani locali, Giornale di Brescia e Bresciaoggi, hanno pubblicato vari servizi e resoconti sul gioco della Bàla Creéla in Valle Camonica. I media Radio Valle Camonica, Teleboario e PiùValliTV hanno prodotto servizi e filmati, reperibili negli archivi. Una fonte importante è rappresentata dai bollettini parrocchiali, dai notiziari dei Comuni e da alcune ricerche scolastiche. Testi dedicati alla materia si trovano in poche pubblicazioni: “Bienno nel 900” di Giacomo Morandini, Tipografia Camuna, Breno, 1995 e in “Giochi camuni di una volta” di Giacomo Goldaniga, Tipografia Lineagrafia, Boario Terme, 1995.
Un importante lavoro di raccolta di dati e valorizzazione è stato finalizzato alla pubblicazione del saggio “Bàla Creéla, l’antico giuoco di piazza in Valle Camonica” pubblicato nel 2012. Si tratta di un lavoro storico a cura di Franco Comella. Alla ristampa, con una edizione ampliata soprattutto nelle immagini, ha provveduto lo scorso anno 2018 il Distretto culturale di Valle Camonica con il supporto e il contributo della Regione Lombardia. Il saggio di Comella, oltre all’excursus storico, riporta il glossario dei termini dialettali riguardanti il gioco e una serie di testimonianze raccolte in vari paesi della Valle, che offrono il senso della grande diffusione e del radicamento dell’antica pratica ludica. Tra le misure di valorizzazione annoveriamo la prossima partecipazione dell’associazione al Festival internazionale dei giochi in strada, Tocatì. Questo sta rinforzando la propria vocazione di “comunità di comunità” ludiche, unendo i diversi gruppi e pratiche ludiche in una prospettiva condivisa: la salvaguardia del patrimonio ludico come patrimonio culturale immateriale.
MISURE DI SALVAGUARDIA
Diverse misure di salvaguardia sono in corso, con il supporto dei comuni interessati e di Regione Lombardia. Il Distretto culturale della Val Camonica è soggetto capofila e promotore del progetto “Bàla Creéla. Comunità in piazza, salvaguardia e valorizzazione di un antico gioco sociale in Val Camonica”, progetto finanziato dalla Regione Lombardia (bando regionale 2018/2019, “progetti di salvaguardia con priorità per le tematiche relative al gioco tradizionale”), che ha formalizzato attraverso un Protocollo di Intesa la cooperazione tra il Distretto culturale, i comuni di Angolo Terme, Artogne, Darfo Boario Terme, Gianico e Ono San Pietro e l’Associazione “Amici della Bàla Creéla”. Tale Protocollo (sottoscritto dai soggetti interessati il 1/04/2018 a Angolo Terme) prevede attività d’indagine storica e antropologica della tradizione ludica, attività di catalogazione e valorizzazione, così come rivitalizzazione della pratica sociale connessa al gioco.
Il progetto, che comprende un’interessante descrizione del gioco e delle sue funzioni sociali contemporanee, si sofferma sulla necessità di recuperare gli spazi urbani all’uso della popolazione e delle tradizionali attività ludiche, così come sul recente fenomeno di reti di paesi che, un tempo tra loro in competizione, si trovano oggi a giocare insieme, grazie al Torneo organizzato dall’Associazione amici della Bàla Creéla.
Il progetto prevede, oltre a diverse attività territoriali, anche la partecipazione di due squadre al Festival internazionale dei Giochi in Strada, Tocatì di Verona.
L’Associazione Amici della Bàla Creéla, in collaborazione con Associazione Giochi Antichi di Verona, ha curato coordinamento, redazione e inserimento del gioco nel (Registro delle Eredità Immateriali Lombarde).
La sinergia tra il progetto di salvaguardia delle Bàla Creéla ed il progetto di inventario in rete (IN GIOCO. Comunità in rete per la salvaguardia del patrimonio ludico lombardo) coordinato da Associazione Giochi Antichi, è un importante esempio di rete territoriale tematica. Questa collaborazione contribuisce a rinforzare le comunità nel comune obiettivo di salvaguardare le loro tradizioni vive, nella prospettiva di cooperazione indicata dalla Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale (UNESCO 2003).
Per sapere di più
Siti web
Beni materiali
Elementi materiali associati sono la bala, la creèla e gli spazi necessari all’esercizio della pratica. La bala in Val Camonica è ritenuta la storica madre di tutti i giochi sferici. La palla tradizionale è costituita da quattro spicchi di pelle (di preferenza capra), cuciti con lo spago, riempiti di crine o lana. La sua durezza talvolta obbliga i giocatori ad abbandonare il gioco immergendo le mani nelle acque fredde delle fontane. Le mani dure e callose degli uomini adusi ai lavori manuali erano adatte a colpire la dura sfera, mentre in passato i giovani svolgevano il proprio apprendistato in spazi minori utilizzando palle di pezza riempita di segatura. Era consentito proteggere il palmo della mano con una fasciatura di pelle animale detta “coramela”, a cui si ricorreva raramente perché biasimata come indice di scarsa virilità. Oggi la “coramela” è stata sostituita dal più comodo mezzoguanto. Con la scomparsa di sellai e ciabattini, la palla in pelle è stata sostituita da palle sintetiche. Le nuove palle mantengono inalterate le caratteristiche di peso, consistenza ed elasticità del modello classico, grazie al know-how di un’azienda del Distretto della gomma del Sebino.Lo strumento su cui viene fatta rimbalzare la palla in fase di battuta è detto “creèla” per la sua somiglianza al crivello (in dialetto “creel”) utilizzato per il setaccio di farine o granaglie, costituito da una fascia circolare di legno di circa 15 cm che da un lato sostiene una pelle di animale tesa a ‘mo di tamburo. Di preferenza si usa la pelle d’asino. Il diametro del cerchio misura circa 45 centimetri. La creèla è collocata in testa al campo di gioco (precedentemente livellato) e viene fissata al terreno con della sabbia. Attualmente, si tende a sostituire la pelle animale con fibre sintetiche, meno sensibili all’umidità.
A cura di
Associazione Giochi Antichi - Sofia Scomparin
Supervisore scientifico
Valentina Lapiccirella Zingari
Data di pubblicazione
28-MAR-2019 (Giorgio Paolo Avigo)
Ultimo aggiornamento
31-DEC-2022 (Agostina Lavagnino)
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